Affetti, sentimenti e relazioni a confronto con la malattia di Parkinson incontro presso il centro Alisè di Scandicci (Fi)

Un incontro rivolto a familiari e   malati presso il Centro Alisè di Scandicci 

 

Sono stati numerosi e molto coinvolti emotivamente i presenti all’incontro organizzato lo scorso 15 maggio presso il centro di Riabilitazione e Fisioterapia Alisè di Scandicci (Fi).  “Affetti, sentimenti e relazioni a confronto con la malattia di Parkinson” – questo il titolo –   era rivolto sia alle famiglie che ai malati di Parkinson.  Relatrice la Dr.ssa Mirella Angotti, psicologa e fondatrice di Alisè.

All’iniziativa, promossa in collaborazione  con l’Associazione Italiana Parkinsoniani, erano presenti la Neurologa Paola Vanni, la Coordinatrice della sede AIP di Firenze  Patrizia Ciolli,  la fisioterapista responsabile del progetto Parkinson  in Alisè Ilaria Cioni, oltre che il chirurgo ortopedico Alessandro Petrini.

La malattia di Parkinson – è stato detto -  non porta con se solo  difficoltà nel movimento, ma ha anche forti implicazioni sugli  aspetti relazionali: volontà di isolamento, ansia, fino a stati depressivi, pongono l’intera famiglia, dal coniuge ai figli, di fronte alla necessità di ripensare i propri rapporti con il malato  in quanto persona e individuo. Rabbia, sensi di colpa, eccessiva dipendenza dal malato e incapacità per il “caregiver” di avere  propri spazi sono tutti  aspetti che vanno invece affrontati  consapevolmente all’interno del nucleo familiare.

 

“Anche in Alisè – ha  detto  la Dr.ssa Angotti – la condivisione è al centro del nostro operato. Ecco perché noi non curiamo  malati di Parkinson ma  persone con malattia di Parkinson.  Il fisioterapista non si limita a far svolgere degli esercizi,   ma deve sempre tendere a instaurare un rapporto, si deve creare una relazione,  un avvicinamento emotivo tra due individui. In questo reciproco “andare verso l’altro” si crea uno scambio positivo che favorisce la terapia, finalizzata a migliorare le condizioni psicofisiche  del paziente”.

 

Questo  approccio “globale”, di cui la fisioterapista Ilaria Cioni ha portato alcune testimonianze dirette,  è stato giudicato molto interessante e da promuovere dalla Neurologa Paola Vanni,. La Dr.ssa  Vanni ha  anche  voluto ricordare l’importanza di una diagnosi  precoce del Parkinson, attraverso una sensibilizzazione dei medici di famiglia. “Con la diagnosi precoce – ha detto – riusciamo a garantire al malato una migliore qualità di vita e per un tempo più lungo”.

Anche la Coordinatrice dell’Aip Patrizia Ciolli ha messo in evidenza l’importanza delle relazioni e  della condivisione delle esperienze  per i  malati e le loro famiglie. “Per questo  è importante la nostra Associazione: un luogo di confronto, di scambio di opinioni e di informazioni, per sentirci tutti meno soli nella malattia”. Il malato di Parkinson infatti tende ad isolarsi: dalla famiglia, dagli amici, dal suo contesto  abituale di riferimento. Tutto ciò  – hanno detto alcuni dei presenti – avviene anche perché ci sono ancora pregiudizi sulla malattia, che invece ha un decorso lento e se ben affrontata può consentire  una buona qualità di vita.

La Dr.ssa Angotti ha invitato infine tutti i presenti, anche in vista di futuri appuntamenti e incontri, a riflettere su una società che ci vuole sempre in perfetta  forma,  quasi indistruttibili. “L’essere  umano, il corpo umano, è invece fragile. Possiamo farci male, ammalarci.  Non si tratta però  di  rassegnarci alla malattia:  al contrario,  sarà proprio attraverso l’accettazione, la comprensione  di una nuova condizione,  che saremo in grado di attivare in noi tutte le risorse e tutti gli strumenti per garantirci comunque una buona qualità di vita. In Alisè  – ha concluso – le azioni dei nostri fisioterapisti  sono finalizzate, in ultima  analisi, proprio a questo: far emergere  in ogni persona  quella capacità di miglioramento che esiste in ognuno di noi”.

 

 

 

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